C’è qualcosa oltre la pelle,
dentro gli organi viventi,
il sangue e le ossa:
sai che da questo interno ci passa l’aria.
Esiste un richiamo,
un campo di luce in fondo,
dietro gli archi delle ossa,
vicino alla capsula del cuore,
è il labbro di un bambino che
allarga le pareti per prendermi la mano,
che mi dice piano
appena sopra la cresta del bianco,
appena sopra di lui
come un alieno con gli occhi del
ricamo e del sangue.
Gravita chiuso in mezzo allo sterno
dentro un calore ancora illeso ed
è un pianeta alle sbarre che si sporge
al taglio disossato degli occhi e
mi dice ora atterro sul labbro con tutto l’apparato del cielo.
Io lo guardo dentro lo spazio degli organi
ed è la voce della prima parola,
quella che sussulta di fronte al buio e
assomiglia alla fiamma di una candela
Vanna Carlucci